Una compagnia di studenti, diventati
adulti, si ritrova una sera d’autunno vicino Siena
di Paolo Brondi
Erano in ventidue, in quella terza liceo, 12 ragazze, 10 maschi, e già
nei mesi di scuola più spesso preferivano alla costrizione dei banchi l’orizzonte del loro mare, delle
spiagge, della barca a vela. Poi la vita, il lavoro, la professione li distanziò
e forse passarono più di venti anni prima che la memoria di quella promessa non
si risvegliasse in uno di loro, un importante avvocato.
Con un grande apparato di giovani tirocinanti e di assistenti ricercò ad uno
ad uno e in ogni dove i suoi antichi compagni: riuscì a rintracciarne solo
nove, quattro donne, cinque uomini. L’autunno sfumava verso i primi rigori
dell’inverno e tra le crepi senesi già sibilava il vento; ancora più dolce e
grato il calore del grande focolare del Country club in cui quel gruppo di
dieci compagni si riparò dopo il giorno dei saluti, delle rammemorazioni, delle
vicende di vita e di progresso da ciascuno vissute.
Decisero di rimanere in quel club almeno per cinque giorni, e di sera ascoltarono
le storie narrate da chi giornalista o scrittore: amori delusi, tradimenti,
efferati delitti, incanto e verità, trascinando tutti nel vortice dello stupore.
Naturalmente, alla voce narrante, gli amici accompagnavano altri abbozzi di
storie, scherzi e facezie condite del sapore di un’adolescenza forse troppo
precocemente superata, ma mai dimenticata.
Un dolce racconto sull' onda della nostalgia; un sapore boccaccesco, ma molto più delicato e soave; un sogno di chi avrebbe sempre voluto ritrovare i compagni dell' età più bella per condividere le novità, ricordare i momenti più spensierati, gli scherzi, i pianti di un tempo non più afferrabile, oramai non più! Un' età volata via in un soffio, in un battito d' ali o di ciglia; un tempo trascorso nel volgere di un attimo, nel voltarsi, nel correre dietro alla vita che sfugge, e poi? La frenesia uccide il presente e ipoteca il futuro, in un rincorrersi di attimi che non possono essere gustati. Poi ..., poi ci si sveglia.
RispondiEliminacristina podestà