Furto di dati e protezione degli individui
(Angelo Perrone) La notizia è attuale: 500 milioni di profili Linkedin (sul totale di 600) sarebbero in vendita, al miglior offerente, sul dark web, dopo un colossale furto.
Accanto a innegabili benefici, l’uso della tecnologia può provocare conseguenze dannose, pericolose. Il progresso presenta un’ambiguità di fondo. Raramente ne siamo consapevoli e ci attrezziamo.
La rete è sottoposta ad attacchi: dati personali e informazioni generali non sono al sicuro una volta immessi nel web. Iniziano un lungo viaggio, chissà dove andranno. Mal protetti, sono alla mercé di malintenzionati.
A spargere dati sensibili però siamo anche noi, ogni volta che ci colleghiamo. Accettiamo di essere geolocalizzati. Di buon grado facciamo sapere dove siamo, dove andiamo e per quanto tempo ci fermiamo in quel posto. Pubblichiamo foto e facciamo notare che siamo fuori casa. Clicchiamo sulle richieste dati. Elargiamo consensi senza rifletterci granché, ansiosi di raggiungere lo scopo del momento.
Poi – al contrario - ci impuntiamo, storciamo il naso, obiettiamo su questioni che meriterebbero altro approccio. Come per la salute. Ecco che, a proposito del tracciamento antivirus, si è gridato allo scandalo (lesione di diritti inviolabili). Avrebbe risparmiato qualche lutto.
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