Umbria (McCurry) |
Il celebre autore della “Ragazza afgana” (1984) dedica
all’Italia colpita dal coronavirus una raccolta delle sue
immagini più rappresentative. Uno
sguardo ammirato sulla realtà italiana, una dichiarazione d’amore
(ap*) Steve Mc Curry
non è solo un grande fotografo. 70 anni, americano, figura di spicco della Magnun Photos, uno sguardo ancora
limpido e penetrante, ha sperimentato nel suo lavoro generi diversissimi, dalla
foto di strada al ritratto, dal reportage di guerra al racconto sociale. E’ un
poeta dell’immagine.
Il suo scatto più famoso, come non ricordarlo?, è la “Ragazza afgana” del
1984, pubblicata sulla rivista National
Geographic Magazine. Due occhi verdi, intensi e indimenticabili, a
perforare l’obiettivo. E la nostra coscienza. Un simbolo dei conflitti afgani
degli anni ottanta, emblema senza tempo della povertà, dello smarrimento, della
bellezza corrotta dalla tragedia.
Ragazza afgana (McCurry) |
La stessa persona, Sharbat Gula, fu fotografata nuovamente
molti anni dopo, più o meno in quella posa, aveva circa 50 anni. Nel raffronto
sconvolgente, la distanza di alcune decine di anni appariva epocale. E
confermava quanto il fotografo avesse saputo intuire nella bambina di appena 10
anni. L’anticipazione di un destino di guerra e fame, privo di dignità e di
senso.
Proprio lui, il fotografo dalla mano profetica, torna a
sorprenderci con un reportage, «Tribute to Italy», omaggio all’Italia
al tempo del coronavirus. Un atto d’amore per il paese e la sua storia. Partendo
però da molto lontano, da prima che tutto accadesse, che il virus lo mettesse a
dura prova sconvolgendone, tra i primi Stati al mondo, le abitudini, la
stabilità sociale.
Non un reportage per l’occasione. Dettato dall’attualità. Sollecitato
dalle emozioni recenti. «L’Italia mi ha richiamato a sé più volte di quante ne
avrei contate», ha spiegato McCurry, ricordando i suoi soggiorni nel paese.
Perché mai? Cosa vi ha trovato? «E’ un sogno che ritorna per tutti», ha
risposto lui, senza timore di cadere nei luoghi comuni e di cedere al
sentimentalismo.
Umbria (McCurry) |
Dunque, nessun riferimento ai fatti di oggi. Sarebbe stato
facile, e forse persino inevitabile, immergersi nella contemporaneità e lasciarsene
travolgere, come abbiamo fatto, in tanti, questi giorni. I balconi, che hanno
ripreso vita trasformandosi da appendici inutili a luoghi di socializzazione; le
piazze, restituite ad un solitario silenzio, evocativo di straordinaria
bellezza; i camici bianchi, elementi iconici dei buoni sentimenti: generosità, dedizione,
fiducia.
Nulla di tutto questo, l’attualità non solo non è oggetto
della raccolta, ma non fa neppure da sfondo. È
altro il quadro proposto da McCurry. Diverso il senso della raccolta. Immagini
eterogenee, persino datate, raccolte in una vita da fotografo, sempre attratto
dal mistero chiamato Italia. Tasselli di una ricerca e di un’indagine che non
ha mai smesso di incuriosire e destare stupore. E’ una sorte di ritratto, che
riguarda certo le cose osservate, ma anche il modo di guardarle. La capacità di
catturare
la realtà attraverso un particolare, come sanno fare i grandi fotografi di
ogni tempo.
Roma (McCurry) |
Immagini malinconiche ed allegre, solitarie e di gruppo.
Paesaggi e città. Vicoli decadenti e splendori intatti. Colori abbaglianti e
chiaroscuri suggestivi. Da Venezia alla Sicilia, dai borghi
umbri (sua grande passione) alle campagne laziali, ad Ischia. Frammenti di
vita. Soprattutto, tanti piccoli gesti. Uomini, donne, bambini. Le espressioni
di tutti: perché colpiscono l’immaginazione?
Un ritratto che suona familiare, in cui ci riconosciamo in
pieno, specchio del nostro modo di essere. Quale? «Vivere pienamente», prova a
intuirne il senso McCurry. Forse doveva essere un osservatore esterno a
rivelarne la natura, senza peraltro riuscire a catturarne del tutto lo spirito.
Un enigma, anche per ciascuno di noi.
Certo poi c’è anche lo spunto recente, il Covid-19, a far
muovere i passi del fotografo nella raccolta delle foto, a spingerlo a proporre
questo lavoro. Ma appunto si tratta della motivazione dell’iniziativa, piuttosto
che del suo oggetto. La raccolta è frutto di un percorso precedente, già compiuto
prima, perché, dice McCurry, non smettendo di sorprendere, «siamo tutti
viaggiatori e la nostra ricerca è l’Italia».
Aosta (McCurry) |
L’Italia dunque come momento di un viaggio interiore, più
che materiale, esplorazione dei misteri dell’esistenza e non solo dei suoi luoghi
più famosi. Sulle orme, si direbbe, di tanti altri, che hanno compiuto lo
stesso tragitto, da Johann Wolfgang von Goethe (Viaggio in Italia) a Ernest Hemingway (Di là dal fiume e tra gli alberi), a Stendhal (Passeggiate romane), a Guido Piovene (Viaggio in Italia).
A tal punto che, se l’animo degli italiani in questa
situazione ha «attratto l’attenzione di tanti”, come osserva Mc Curry; se la
gioia di vivere non li ha «abbandonati neppure in questa circostanza» e infine
se essi hanno «mostrato coraggio ed altruismo nell’affrontare una tragedia
inimmaginabile”, tutte queste cose, pur importanti, sembrano solo aggiungersi
alle altre scoperte nel frattempo. E sedimentate a lungo. C’è molto altro, nella
dichiarazione d’amore di Steve McCurry per l’Italia.
* Leggi La Voce di New York:
26.05.20. Scatti d’autore contro il Covid-19: l’immenso amore di Steve McCurry per l’Italia
Un tributo artistico dal famoso fotografo americano che dedica all’Italia colpita dal coronavirus una raccolta delle sue immagini più rappresentative
* Leggi La Voce di New York:
26.05.20. Scatti d’autore contro il Covid-19: l’immenso amore di Steve McCurry per l’Italia
Un tributo artistico dal famoso fotografo americano che dedica all’Italia colpita dal coronavirus una raccolta delle sue immagini più rappresentative
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