Un sorriso all’improvviso. Uno sguardo, ed un profumo. Poco, ma il viso è già in fiamme, sembro un
peperone, sono senza fiato
di
Cristina Podestà
“Mentre la notte scendeva stellata stellata, lei affusolata
nel buio sognava incantata”. Già, era Rino Gaetano, il cantante povero e dei
poveri, che ha scritto la storia musicale degli anni ’70 in modo ironico e
trasgressivo, colui che cantava Gianna e nascondeva,
in un testo orecchiabile e disimpegnato, un forte attacco ai politici di
allora.
Le
canzoni di Rino Gaetano mi piacciono, questa in particolare, e la canto a
squarciagola in casa, da sola, per strada. Da quando è morto poi è diventato
una star ed ha acquistato una fama che, forse, da vivo non avrebbe mai avuto.
Mi fanno compagnia certe sue canzoni e mi occupano la mente
mentre cerco di ricordare tutte le parole. Cosi non penso. “E chi mi prende la
mano stanotte mio Dio? Forse un ragazzo, il mio uomo, oppure io”. Accidenti a
lui! Accidenti a me! “Lontana la quiete e montagne imbiancate di neve. E il
vento che soffia, che fischia, più forte, più greve”.
Un incontro speciale, un incontro per caso, come sempre,
come sembra. Io spettinata nel sole, nel vento, nella corsa angosciata di un
treno in ritardo. Lui sorridente, opprimente, mi incalza e corre verso lo
stesso treno. Il suo braccio mi sfiora, lambisce la mia mano, si scosta, si
scusa; gli occhi si incontrano, il sorriso e lo sguardo più meravigliosi del
mondo mi squadrano facendomi arrossire, balbetto qualcosa e saliamo sul treno.
Laura Biagiotti Roma è il suo profumo. Lo conosco, mi inebria, mi piace
quel dopobarba, lo annuso ogni volta che entro in profumeria. Lo avverto forte,
adesso, nelle narici. E lui è bello, terribilmente, indiscutibilmente,
fortemente bello e attraente.
Cerco un posto veloce, lo trovo, mi siedo. Roma si siede accanto a me. Inizia a parlare
ed io vado in confusione, cosa sta dicendo? Mi sento il viso in fiamme, sembro
un peperone, cotto a puntino. “Dove scendi?” sono le uniche parole che metto a
fuoco. Farfuglio, mi do della sciocca, ma è solo la mia gioventù, la mia
inesperienza che mi bloccano e mi confondono.
Il cuore batte forte, si sentirà? Il fiato corto, le mani
sudate. Gli sorrido e mi guarda sorpreso, cominciando a raccontare qualcosa. Io
però non capisco, sono ferma sulla sua bocca, sui suoi occhi, sul suo profumo
che mi solletica piacevolmente le narici. Sto pensando a mille cose, chi è?
Cosa fa? Forse si è presentato e non ho capito?
Dicono che quando uno si innamora significa che è pronto ad
innamorarsi. Allora io lo sono! Intanto il treno va, fischia, si ferma,
riprende e corre veloce e io e lui siamo ormai vicini, attaccati quasi, gomito
a gomito e adesso ridiamo e scherziamo e sono smarrita e persa per la velocità
con cui mi sento andare incontro all’amore con una facilità che mi toglie il
fiato ed ogni inibizione, qualsiasi razionalità, tutte le idee coerenti e
giuste.
E ancora sorrisi e chiacchiere, di cosa si parla? Non lo so
ma mi sento bene e felice. Guardo la gente che passa, sale, scende, vedo tutti
belli, ho una disponibilità d’animo eccezionale, verso tutto e tutti. Sono
pronta a giustificare chiunque per ogni sbaglio, sarei gentile col prossimo,
insomma ho lo stato d’animo perfetto dell’innamoramento.
Poi mi alzo, sono arrivata. Si alza anche lui. Scende! Con
me o per me? Vive nella mia città: non credo nella fortuna ma questa volta è
anche troppa. Sono al settimo cielo. Devo dire qualche sciocchezza o banalità
perché lo vedo ridere di gusto e mi fa un cenno di assenso. Mi cede il passo e
faccio già mille progetti sul dopo! Lo incontrerò presto, mi darà un
appuntamento, mi cercherà.
Intanto, per ora, mi saluta festosamente e si allontana,
lasciandomi lì in attesa del bus, un po' strana, incredula, ma col cuore
sospeso e gioioso. Arrivo a casa salendo le scale di corsa mentre nella mia
testa risuonano i Sei ottavi e
io canticchio soddisfatta: “Chi mi dirà
buonanotte stanotte mio Dio, la notte, le stelle, la luna o forse io”.
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