Con il Covid-19, le mansioni
domestiche hanno cambiato volto. Per uscire, serve portare a spasso il
cane. Utile a tutti è “andare a gettare l’immondizia”, un fastidio diventato spazio di libertà
(ap) Chi l’avrebbe
immaginato? Puzzolente, a dispetto degli accorgimenti, e però così desiderabile,
persino conteso in casa, il
sacchetto dell’immondizia.
Ne rimaneva
sempre uno con un puzzo nauseabondo, tra gli altri di
carta-plastica-metalli-misto-organico, dopo aver osservato le regole per
differenziare i rifiuti e metterli in appositi contenitori, e nessuno in
famiglia voleva portarlo in strada. Una gara, per scansare l’incombenza. Che
dire, certe volte proprio una battaglia, combattuta con tutti i mezzi. Si
adducevano pretesti, a costo di scortesie, musi lunghi. Ma ne valeva la pena. Per
un sacchetto? Ebbene sì.
«Vai tu, io l’ho
portato ieri, spetta a te oggi». Forse era vero, ma quel giorno non se ne aveva
proprio voglia. Oppure, quando ci veniva chiesto, avevamo altri impegni. «Sto
facendo una telefonata di lavoro». O ancora, la mozione degli affetti, sempre
efficace. «Finisco di parlare con la mamma». Era tanto che non la sentivamo. «Non
sarai così insensibile da non capirlo?», il pensiero sotteso.
Non si sa perché
si formasse quella concentrazione così alta di puzza, nonostante tutte le
accortezze. Eppure accadeva. Con le conseguenze di cui sopra. Un bel giorno è
cambiato tutto. Si stabilisce un collegamento tra immondizia e coronavirus:
audace, forse temerario, ma che importa? E’ la sublimazione del dovere
casalingo in nome – nientemeno – del senso di libertà, o semplicemente del
bisogno di aria nei polmoni.
Il sacchetto di
rifiuti è diventato il piede di porco per scardinare la rigida clausura cui
siamo sottoposti. Dal male viene il bene. Si può passare dal fastidio per un compito
casalingo sgradevole al piacere del suo compimento. In fondo, anche questa è una
missione da svolgere per il bene della piccola comunità di cui siamo membri, e
anche, sommessamente, a vantaggio nostro.
Tornerebbe
comodo, all’uopo, anche il
giretto con il cane, se è per questo, e avrebbe
il suo perché: unire la necessità del bisogno fisiologico ineludibile del
povero animale all’apertura di un varco prezioso nella galera che è la nostra
casa. Mai visto un numero così elevato di cani in giro, e soprattutto mai
notati, nei volti dei padroni, tratti tanto rilassati e sorridenti. Però la
cosa non è per tutti, purtroppo. Occorre averne uno di cane, e non capita di
frequente.
Qualcuno ha pensato
di ingegnarsi, prenderne uno proprio ora, unendo la bontà d’animo verso il
mondo animale – gli abbiamo voluto sempre bene - al tornaconto personale. Ma
non se ne trovano, eppure si sentiva ripetere in continuazione che ce n’erano
tanti abbandonati da padroni privi di scrupolo. Dove mai saranno finiti? I cani
naturalmente. Perché di aspiranti padroni ce ne sarebbero tanti, eccome. Sarà
stata una fake news, anche questa. Questa soluzione non funziona.
Rimane
l’immondizia. Appunto. Quella c’è, per tutti.
Perché si deve pur cucinare e mangiare, ora da reclusi viene anche lo sfizio di
qualcosa di eccentrico, di passarci più tempo, per superare il senso di
oppressione. E occorre smaltire, di più. Qui non ci sono privilegiati e
sfortunati. Tocca a chiunque. L’immondizia va raccolta, selezionata, portata
giù. Certo di per sé, quella dei rifiuti domestici da smaltire, non è una gran
notizia. Su cui soffermarsi più di tanto. Diverso invece è il discorso se ci si
guarda intorno, se guardiamo alle cose nel loro complesso.
Ma ora è
cambiato tutto, da reclusi in casa. I brutto e il peggio in materia di rifiuti
domestici, sono dimenticati. E’ lontano il fastidio per l’incombenza. Sopito il
disappunto di fronte alle sollecitazioni del familiare. Trascurabile la
sensazione di ribellione sociale che nasceva alla vista di tanto disservizio.
E’ probabile che persino l’aspetto esteriore dei cassonetti, brutti, ingombranti,
stracolmi, sia percepito diversamente. Non sono male nemmeno esteticamente.
Nessun ricordo
dello sporco diffuso nelle strade. Né della noia a uscire di casa, giacca e
cravatta, con il sacchetto puzzolente in mano. Anzi, d’improvviso, e lo
dobbiamo al Covid-19, i cassonetti sono una meta ambita di tutta la famiglia. Occasione
per uno scambio di cortesie. «Non ti preoccupare, cara, vado io a gettare
l’immondizia», il tono di lui, passato dall’ostile all’amorevole. Ricambiato
subito, in amorosi sensi, da lei. «Caro, continua pure le tue cose, sono più
importanti, vado io per l’immondizia». Sempre che non prevalga la baldanza giovanile
del figlio a tappare la bocca a tutti. «Oggi tocca a me, non lo ricordate?»
Se ora c’è la
corsa a buttare l’immondizia, la preferenza va ai cassonetti più lontani da
casa. Perché fermarsi ai primi, sotto l’abitazione? Mossi da istinti generosi,
riflettiamo. «Quelli vicini lasciamoli agli anziani del palazzo, così non
devono fare tanta strada». Noi che abbiamo le gambe buone possiamo andare in
fondo alla via, o meglio ancora agli altri, girando l’angolo, che sono sempre
vuoti, così si evita di accumulare rifiuti solo da una parte.
La
salvezza, per noi reclusi tutto il giorno, è un sacchetto di immondizia: scarto maleodorante, trasformatosi in materia inodore, finalmente
assurto – con la complicità del Covid-19 - a strumento di sopravvivenza. Lo
trasportiamo con orgoglio, e senza mascherare il gesto, come prima facevamo per
vergogna. Lo teniamo bene in vista, caso mai qualcuno dalle finestre dubitasse
della nostra uscita. Come dire: «Vedete, esco perché devo, nessun rimprovero».
E’ poi un fatto
nostro, del tutto privato, provare intima soddisfazione mentre facciamo il
nostro dovere familiare. Assaporare l’aria già tiepida, vedere il cielo azzurro
di primavera, guardarci intorno come se fosse la prima volta. Sarà mai una
colpa? Non dobbiamo renderne conto. Né giustificarci. Sono esperienze che non
richiedono “patteggiamenti”.
Se poi
incontriamo qualcuno troppo solerte che voglia controllare i nostri passi, nessun
problema, Il sacchetto d’immondizia, a ben vedere, vale come una vera e propria
“autocertificazione” (materiale) della nostra uscita. Ottimo lasciapassare. E
questo ci fa evitare una multa salata. Davvero prezioso, quel sacchetto. Quasi quasi,
è sprecato buttarlo via; teniamocelo ancora, e facciamoci un altro tratto di
strada. Per esempio, potremmo tornare indietro e lasciarlo nei cassonetti sotto
casa, più comodi per tutti. A proposito, c’è altra immondizia da gettare?
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