Durante il riordino di
vecchie carte, ecco un quadernone fitto di appunti. Brandello di vita, dolce
ricordo: una prova sostenuta tempo prima
di Cristina Podestà
Lei stava
riordinando un po’ tutto. Le numerose librerie della casa, un po’ polverose,
avevano attirato la sua attenzione. Da qualche giorno le osservava. Doveva
decidersi a mettere a posto.
Aveva
conservato tutti i suoi libri, i suoi appunti più importanti. C’era la sua vita
in quei libri! I libri del liceo, pochi rimasti in verità, con scarabocchi,
frasi di canzoni, scritte di amiche, saluti scherzosi, una grafia diversa, più
leggera e solare.
I libri
universitari, dove aveva sudato con orgoglio e determinazione, con fatica ma
con gioia per i risultati ottenuti, i testi da docente dove aveva preparato
innumerevoli lezioni gratificanti.
La sua vita
era passata attraverso quei libri, si era snodata e costruita con essi. Le
ricordavano anche persone care prematuramente scomparse. Cinzia, Osvaldo, Massimo,
il docente del concorso.
Doveva
riordinare, guardare, annusare la sua vita passata attraverso quella carta
anche vecchia, ma preziosissima. Ogni brandello era un tesoro nascosto, un
pezzo di vita, un dolce ricordo.
Si mise al
lavoro… Mano a mano emergevano testi dimenticati ma ancora interessanti, li
apriva, li guardava, li sistemava dopo averli puliti.
Poi,
improvvisamente, quel quadernone! Enorme, grosso, pesante, senza neanche più un
minimo di spazio libero. Quello non era poi vecchissimo! Era di 24 anni prima,
di un momento particolare che ora riaffiorava prepotentemente nella sua testa,
pur avendolo in questi ultimi tempi messo a riposo. Scordato no, solo riposto
in un angolino della memoria. Quanta stanchezza le era costato, quel quaderno e
quanta soddisfazione!
Doveva dare l’esame
orale del concorso per la classe di storia e filosofia. Aveva deciso di fare
quel concorso con le sue amiche e colleghe, circa tre anni prima. Fatta la
domanda, si era fermato tutto. Neanche ci pensava più.
Poi aveva
avuto altro di cui occuparsi, nessuno ne aveva più parlato. Ma chi se ne
importa! Lei lavorava tranquillamente, sarebbe stato un di più, uno studio ulteriore
a lei caro, grazie all’esimio suo professore del liceo che le aveva tanto fatto
amare la filosofia.
E ora, proprio
ora, in un momento caotico e bellissimo, veniva catapultata improvvisamente in
un concorso. Si alzava la mattina alle 6, sistemava la figlia con qualcuno, al
volo correva a scuola. Lavorava come una matta, tornava a casa veloce come il
vento, si occupava del pranzo della bimba di appena un anno e mezzo, scivolava
via di casa con un panino verso la stazione. Alle 14 volando entrava in classe,
liceo classico Galilei di Pisa. Le lezioni erano meravigliose.
Il docente era
uno di quelli che si fanno amare, che ti fanno amare la materia. E Parmenide e
Platone, Aristotele, Fichte, Kant, Hegel, Nietzsche. Ahhh, respirava profumi di
cultura, quella che ossigena la testa, quella che fa dire grazie di essere
vivi!
L’ars suprema,
la filosofia!
Terminata la
lezione, che quasi neanche si accorgeva fossero trascorse 4 ore, ancora una
corsa a perdifiato verso la stazione e la casa, la famiglia.
Ritrovava le
sue cose più care, ad esse si dedicava finché non sopraggiungeva la notte ove,
con gioia e anche un po’ di senso di colpa, si metteva in un angolo del divano
tutto suo a studiare!
Certo era giovane
ma era faticoso! Vabbè , dura alcuni mesi!
Certo le sue
colleghe avevano situazioni diverse, come figli già grandi. Pazienza, ce la
doveva fare. Si voleva fare un regalo.
Aperto il
quaderno, con sorpresa capì che, se leggeva attentamente, ancora ricordava
molte cose. Quel quaderno!!!
Esame scritto:
superato brillantemente. Felice e gioiosa, sapeva che ancora c’era uno scoglio.
Con determinazione assoluta, studiava, correva, sorrideva alla vita,
soddisfatta di quei suoi innumerevoli ruoli di moglie, madre, figlia,
lavoratrice e studentessa! Era un’oasi di pace ritagliarsi qualche momento,
trovare tempo per se stessa e gratificarsi con la cultura mettendosi in gioco
in una nuova prova!
Il giorno
dell’orale arriva ma lei è abbastanza stremata. Forse si è sopravvalutata? La
sera prima crisi: vado, non vado, chi me lo fa fare, farò una figuraccia. Vado!
Le gambe
tremano, il treno sobbalza nel gelo di gennaio, il pullman è strapieno di gente
imbacuccata che tossisce e si guarda intorno smarrita. O forse è lei ad essere
smarrita. Sonia è con lei. Tranquilla. Ma Sonia ha già una laurea in filosofia,
lei in lettere, poi Sonia ha i figli grandi che studiano fuori, ha avuto tempo
per prepararsi. Una morsa allo stomaco poi la frenata. Ecco siamo a Cisanello,
davanti all’istituto tecnico. Non vorrebbe entrare. Il panico. Si fa coraggio,
ingoia la sua paura. Caccia dentro le lacrime. Non vorrà mica piangere come una
ragazzina?
Entra come un
cane bastonato. È consapevole di avere studiato poco, quello che ha potuto, ma
forse non basta! Vede il prof da lontano che fa un cenno a tutte e 5 di
avvicinarsi. Cecilia di Livorno è preparatissima. Ripete, sa tutto; a lei
cedono le gambe. È la quarta. Entrano le candidate, parlano parlano. Brave
loro! Complimenti. Farà una figuraccia. Pazienza. Ormai è lì.
Viene incontro
a lei il professore. Sorride, si congratula per gli ottimi risultati dello
scritto, la fa accomodare. La commissione la guarda e le sorride. Lei trema ma
ora firma poi si calmerà, ne è certa.
Infatti parte
come un razzo e l’esame scorre liscio come olio. Va, descrive, risponde,
azzarda ipotesi ben accolte. La commissione è interessata, anche il presidente
appare benevolo. Vai!!! È andata.
Esce sudata
dall’aula nel freddo dell’istituto. Sudata e felice. Dopo di lei Sonia. Brava.
Sta rispondendo bene!
Appesi i
risultati, una non ce l'ha fatta, due prendono poco più del minimo, anche
Cecilia. Sonia un bel voto ma lei il massimo!
Le corrono
sulle guance lacrime di gioia. Per asciugarle fruga nella tasca del cappotto. Sente
un fagottino strano, una cosa che non capisce cosa sia! Un fazzoletto non è.. Tira
fuori, guarda perplessa e stupita mentre anche le altre con lei scoppiano a
ridere per la sorpresa! Nelle sue mani appare un bavaglino, sporco di latte!
Una semplice
coincidenza? O un portafortuna innocente e inconsapevole?
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