La musica, come compagno di viaggio
di Marina Zinzani
Avvicinare
un bambino alla musica è un dono, avvicinarlo ad uno strumento può significare
dargli un compagno di viaggio che gli sarà utile, nella vita. Sarà esigente,
questo compagno, richiederà impegno e fatica, delle volte il bambino si
chiederà perché lui deve stare con questo strano amico, a volte non ne ha
voglia. Ma il compagno gli sarà riconoscente di tanta dedizione. Lo accompagnerà,
nelle fasi della sua vita, nelle inquietudini giovanili, non gli farà conoscere
l’apatia di certi giovani. Saranno insieme, e si faranno compagnia, magari loro
due soli, poi, forse, con altri.
Il
compagno gli sarà vicino quando avrà una sua casa, una donna a fianco, dei
bambini. Riuscirà a dedicargli poco tempo, troppi gli impegni, ma ogni tanto lo
vedrà lì, e si ricorderà di lui. I suoi bambini ascolteranno rapiti il suono di
quel compagno, oggetto misterioso da cui escono magici suoni. E anche da anziano,
il compagno di una vita gli sarà utile. Nei pomeriggi d’inverno, nelle sere
silenziose, la musica uscirà richiamata dalle sue dita. E si accorgerà che
aveva ragione suo padre, quando un giorno gli aveva regalato quello strumento. “Non ti lascerà
mai solo”, gli aveva detto.
I bambini non devono essere repressi o guidati come dei robot programmati. Benessere ed equilibrio mentale derivano anche dalla capacità di star soli senza provare ansia o noia. Tempo e solitudine possono favorire una mente fertile di fantasia e immaginazione, avendo come compagno anche un solo, apparente semplice, strumento :un organetto , una pianola, un pianoforte. Essenziale è pure l’incoraggiamento: preservare il bambino dallo scherno; incoraggiarlo spesso. Vuol dire arricchirlo del senso di stima positiva, dare libera espressione alla fantasia e al sogno ad occhi aperti.
RispondiEliminaPaolo Brondi