Storie di paese: il caso di Arrigo che si era messo contro i notabili. Lo fecero passare per
disturbato mentale, si ammalò e morì in solitudine
di Davide Morelli
Era una giornata
uggiosa di inverno. La pioggia cadeva fitta. La nebbia non si diradava e continuava
ad avvolgere ogni cosa. Di tanto in tanto si udiva il latrato sempre dello
stesso cane randagio. I due soci ascoltavano nel loro ufficio lo scrosciare
della pioggia e i tuoni. Il loro amico medico era venuto a trovarli. Di lui si
potevano fidare ciecamente. Potevano parlare di tutto.
Avevano già
chiuso tutte le persiane di alluminio. Ma nonostante questo spesso filtrava
dalle piccole fessure tra le stecche il chiarore dei barbagli. Avevano già
chiuso le persiane e non si perdevano una grande vista. Dal piano di sopra si
udiva musica leggera; dal piano di sopra una canzone che forse irretiva la
solitudine e la tramutava in evasione. Dalle finestre avrebbero potuto
contemplare la piazza principale del loro paese. Ma sapevano a menadito chi
erano i passanti e a quale ora attraversano la piazza.
Conoscevano a
memoria il reticolo di vie del loro paese. Il palazzo del loro ufficio faceva
angolo. Accanto al loro ufficio c’era anche la biblioteca comunale e anche di
questa sapevano chi erano i frequentatori e le frequentatrici: erano sempre gli
stessi studenti universitari, che si trovavano lì più per frequentarsi e per
ammazzare il tempo che per studiare veramente.
Tra quelle aule
ogni giorno nascevano storie di amore. Ma poi quale amore? Quanto sforzo di parole
e quale lavoro di immaginazione ci voleva per chiamarlo amore! Anche nella
biblioteca comunque c’era come tutti i giorni il solito vai e vieni. I due soci
erano commercialisti affermati. Le aziende più importanti del paese e delle
zone limitrofe erano loro clienti. Lavoravano molto, però grazie al loro lavoro
avevano ormai raggiunto una certa agiatezza economica.
Era il momento di
fare una pausa lavorativa. Era il momento di parlare della notizia del giorno:
la morte di Enrico Cipriani. Il commercialista più anziano si mise a tracciare
dei ghirigori su un foglio. Era un passatempo come un altro. Dopo cinque minuti
si stancò, appallottolò il foglio e lo gettò nel cestino. L’altro si era messo
a bere una bottiglia da mezzo litro di acqua gassata. Poi estrasse dalla tasca
le gomme da masticare, che teneva sempre con sé da quando aveva smesso di
fumare.
Il medico di
condotta, loro amico di infanzia, si aggiustò gli occhiali e si passò una mano
nei capelli. Sulla scrivania alcuni documenti contabili e le foto dei figli,
che sicuramente avrebbero ereditato quello studio così ben avviato. I tre
iniziarono a parlare:
“Finalmente è
morto quel fallito.”
“Già…era l’ora.
Era da cinque anni che aveva un cancro.”
“Ha lottato fino
alla fine, ma finalmente ora è nel mondo dei più.”
“Ha smesso di
soffrire.”
“E’ proprio
così.”
“Fino all’ultimo
ha sperato di guarire. Ma il suo era un male incurabile.”
“Mi è sempre
stato antipatico. Non l’ho mai sopportato.”
“Nemmeno io.”
“Sicuramente
l’antipatia era reciproca. Anche a lui noi non risultavamo simpatici.”
“E’ morto da
solo. Non aveva più nessuno. I parenti più prossimi erano dei cugini di terzo
grado residenti a Trieste.”
“Oggi c’è stato
il funerale. C’erano davvero poche persone.”
“E’ morto da
solo. Non aveva amici e non aveva nemmeno una donna.”
“Se l’era
cercata. Ha fatto di tutto per rimanere solo.”
“Si era messo
contro di noi e non solo contro di noi: si era messo contro tutti i notabili
del paese.”
"Non ha mai
messo la testa a partito. In questa regione la nostra parte politica governa da
più di cinquanta anni. Lui doveva umiliarsi di fronte a noi. Noi siamo i più
forti. Noi qui dettiamo legge. Lui al contrario si è sempre messo contro di
noi."
"Ma il suo
sbaglio è di essersi messo razionalmente ed intellettualmente contro di noi. Se
fosse stato un ignorante emotivo avrebbe potuto passarci sopra. Lui si è messo
razionalmente contro la nostra cultura."
"In fondo le
piccole ingiustizie come questa sono all'ordine del giorno in ogni parte del
mondo. Pensa a quante persone con la nostra fede politica vengono perseguitate
in altre parti di Italia."
"Certo. Però
noi siamo senza ombra di dubbio dalla parte della ragione."
"Era stato
attenzionato da giovane da degli aspiranti brigatisti rossi che volevano
colpire alcuni anticomunisti del circondario."
"Nessuno gli
ha mai creduto. Aveva iniziato a odiare tutti per questo motivo. Ma non ha mai
avuto il sostegno psicologico e nemmeno l'empatia di nessuno."
“Noi l’abbiamo
sistemato a dovere. Prima abbiamo diffuso la voce che fosse un maniaco sessuale
e dopo qualche anno abbiamo anche diffuso la voce che fosse pazzo.”
“Nessuno l’aveva
mai visto uscire con una donna. E’ stato fin troppo facile. E’ stato semplice
anche farlo passare per pazzo. Un po’ di verità c’era, perché andava dallo psichiatra
per curarsi dalla depressione e dagli attacchi di panico.”
“Noi siamo
riusciti a farlo passare per uno grave e disturbato e pericoloso socialmente.”
"In fondo lo
psichiatra era dei nostri."
"Ha raccolto
alcune delle nostre provocazioni. La notizia delle sue intemperanze si è
diffusa a macchia d'olio. Era impulsivo caratterialmente. Abbiamo avuto gioco
facile."
"Pensa che
dopo averlo calunniato e diffamato sistematicamente alla fine è stato
condannato lui per diffamazione. Becco e bastonato!"
"La classica
goccia cinese. Le gocce scavano le rocce. Figuriamoci gli animi vulnerabili
degli esseri umani!"
“Ha avuto quel
che si meritava. Sicuramente non mancherà a nessuno. Questa è proprio una morte
illacrimata.”
“Mi raccomando
non diciamole a nessuno queste cose. Se ti chiedono che tipo fosse tu rispondi
che era una brava persona molto riservata.”
“Certo. Stai
tranquillo.”
“Sono davvero
contento che sia morto un nostro nemico. Era sempre pronto a denunciare
pubblicamente le nostre consorterie, le nostre cricche.”
“Io non ho mai
capito perché lo facesse. Lui in fondo che ci guadagnava ?”
“E’ scomparso un
rompiballe. La verità è che era un ritardato mentale. Scordiamocelo.
Dimentichiamocelo."
“Adesso è l’ora
di riprendere a lavorare.”
“Mi raccomando
questo è solo uno sfogo che rimane tra di noi.”
“Stai tranquillo
non dirò niente a nessuno.”
"Queste cose
è meglio non dirle. Non sono desiderabili socialmente. Avanti il prossimo!
Distruggeremo ogni nemico qui."
Era una giornata
uggiosa di inverno. La pioggia cadeva fitta. Il cerchio alla fine si era
chiuso.
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