La storia di Lorenzo e dei
suoi amici di infanzia Nicola e Maria. Un
rapporto che non lo protegge da atti di violenza per il segreto che custodisce
e che lo porta verso
la tragedia. A distanza di tempo, la ricerca della verità su quel suicidio è
anche l’inizio di un percorso di crescita individuale
Romanzo
di Marina Zinzani
Riassunto delle puntate precedenti
Nicola,
Lorenzo e Maria sono uniti da un affetto fraterno e condividono le gioie e le leggerezze
del loro tempo. Roma è una delle loro tappe preferite.
Lorenzo ha gli occhi blu, e sangue metà italiano
e metà marocchino. Ama la poesia, la letteratura. Nasconde un segreto,
sconosciuto anche ai due amici che gli sono sempre accanto. Fa un volo, una
sera, da un balcone.
Il romanzo è pubblicato a puntate, in queste
date: 20, 23, 26, 29 novembre; 2, 5, 8, 11 dicembre 2017. Ognuna con brevi note
illustrative, anche per dar conto delle puntate precedenti.
RITORNO A GABICCE
(3 capitolo)
L’aria di Gabicce, vicino al
monte, era decisamente fresca. D’altronde aveva piovuto il giorno prima e il
caldo insopportabile si era attenuato. E poi quell’hotel di Gabicce Mare,
situato un po’ in alto, alle pendici del monte, risentiva di un clima più
ossigenato ed era questo il bello del posto: si respirava aria fresca e sotto
c’era il mare.
Le due auto erano arrivate in
tarda mattinata nell’hotel. Nicola con la moglie Nina avevano parcheggiato
davanti all’albergo, mentre Tommaso e Kristine aspettavano nell’auto dietro.
Nina era scesa, era andata nella hall e quando era uscita aveva fatto cenno di
parcheggiare vicino all’albergo.
“Allora, come ti sembra il
posto?” aveva chiesto Nicola a Tommaso, mentre scaricavano le valigie.
“Bello, non lo conoscevo.
Anni fa ero stato a Gabicce ma più giù. Bel panorama, davvero” rispose Tommaso
guardando la vegetazione che si intravedeva, un insieme di alberi, arbusti,
fiori.
“Il mio amico mi ha parlato
benissimo dell’hotel, me l’ha confermato anche ieri.”
E ora le due coppie erano
dietro alla titolare dell’albergo, donna anziana e molto curata, che aveva
fatto portare su le valigie da due fattorini fino al terzo piano.
“Ecco, questa è la prima
camera, adesso apro, c’è il terrazzino” disse la donna.
La stanza aveva una parete di
un verde acceso, il che la rendeva originale, e il resto era bianco e color
cioccolata. La donna scosse la tenda, alzò la tapparella e aprì la porta
finestra.
“Ecco, da qui si vede il
mare.”
Nina entrò nel piccolo
balcone, diede un’occhiata veloce, indagatrice.
“E l’altra stanza com’è?”
chiese.
“Vi faccio vedere.”
La scena si ripeté poco dopo,
stessa identica stanza, stesso identico terrazzo da cui, secondo la
proprietaria, si vedeva il mare.
Quando le due coppie furono
lasciate sole, Nina e Kristine si guardarono incredule.
“E questo è il famoso
terrazzo da cui si vede il mare? Al telefono quella mi ha detto che c’è una
bellissima vista, che il panorama è bellissimo. Qui devi allungare la testa per
vedere un pezzettino così di mare.”
“Ma sei sicura di avere capito
bene?” chiese Kristine.
“Sicura, sicura.”
Tommaso entrò nel piccolo
balcone, fra l’altro non tenuto benissimo, la vernice era un po’ scrostata.
“Più che altro è un balcone
con vista strada” disse.
“Ecco, queste cose a me fanno
arrabbiare. Essere presa in giro così mi fa proprio arrabbiare.”
“Chiediamo un’altra stanza”
disse Nicola.
“Quella donna al telefono mi
ha detto che sono le ultime due camere rimaste e si paga anche la vista mare,
sono le più costose” ribatté Nina che camminava nervosamente per la stanza.
“Va beh, il posto è bello,
uno poi scende e vede il mare, sistemiamo le valigie, è quasi l’una, andiamo a
mangiare. Siamo partiti da Milano prestissimo, sono stanco” disse Nicola.
“Comunque… non finisce qui”
concluse Nina, come se un pensiero le balenasse in testa.
*********
Il mare era lì, sotto di
loro. I quattro amici erano vicino all’hotel, nella stradina che costeggiava il
mare e che scendeva fino al centro di Gabicce.
La vegetazione ricordava
alcuni tratti della Costa Azzurra, della costiera amalfitana, e si vedeva,
sotto, la spiaggia con gli ombrelloni.
C’era un richiamo a qualcosa
di lontano, un posto unico, in cui la bellezza appariva sotto innumerevoli
forme, nei prati curati, nella passeggiata panoramica, nei fiori che ornavano
molti tratti, negli alberghi con le piscine.
La vista era mozzafiato, l’Adriatico
si stagliava sotto di loro striato di azzurro, blu, verde e più lontano c’erano
tante vele. La giornata era bellissima, il cielo limpido, senza una nube, rendeva
ancora più magnifico quel panorama.
*********
“Come ti è sembrato il
pranzo?” chiese Nina a Kristine.
“Buono, la cucina
mediterranea non delude. Non ti è piaciuto?” chiese la donna, che camminava con
Nina davanti ai due uomini.
Era la moglie tedesca di
Tommaso, sposata dieci anni prima e dato che Tommaso aveva lavorato per alcuni
anni con Nicola, i rapporti erano rimasti. Quella era la loro prima vacanza
insieme.
I capelli castani tagliati
fino alle spalle con la frangetta, le lentiggini e gli occhi anch’essi castani:
Kristine sembrava quasi una ragazzina, con gli short bianchi e una maglietta
larga e le infradito ai piedi.
Nina, con un ultimo taglio di
capelli corto e un lungo ciuffo che le cadeva sugli occhi, il naso leggermente
incurvato e qualche chilo di troppo, si era messa dei pantaloni di lino. La sua
figura sembrava più robusta con quei pantaloni particolarmente larghi e anche
la camicia svasata di lino completava l’insieme, che appariva decisamente più
goffo rispetto al fisico asciutto dell’amica tedesca.
I quattro scendevano lungo la
stradina e Tommaso raccontava a Nicola del suo lavoro.
“La mia ditta si deve fondere
a settembre, la sede sarà a Roma, non più a Milano, speriamo bene che tutto
resti così com’è, che non facciano tagli.”
Tommaso aveva quasi
quarant’anni e poteva dirsi un uomo fascinoso. Fisico asciutto, barba, capelli
castani un po’ lunghi e mossi che portava indietro spesso con la mano, parlava
con la voce pacata. Raramente Nicola, che aveva lavorato a suo fianco per anni,
lo aveva visto alterato, nervoso.
“Anch’io ho qualche problema
sul lavoro. Parlano di tagli, ormai ogni lavoro non è più sicuro. Già hanno
mandato via due impiegati, parlano sempre di budget, di costi da ridurre…”
“C’è ancora Grazioli?”
“Sì, è sempre lo stesso. Non
ti sei perso niente, da quando sei andato via.”
“E’ che questa crisi dura dal
2008, non se ne vede l’uscita.”
“Già.”
Nicola passeggiava con le
mani in tasca, guardando per terra, a testa bassa. Ogni tanto alzava gli occhi
verso il mare.
Si era appesantito negli
ultimi anni, aveva messo su quindici chili che lo avevano trasformato: la pancia
un po’ pronunciata, un accenno di doppio mento e il volto più arrotondato si
erano integrati nella sua figura, cancellando a poco a poco il fisico snello e
scattante di venti anni prima. Aveva i capelli biondo scuro, la pelle pallida,
ma il suo passo più lento, sommesso, la stanchezza consueta che poteva sembrare
pigrizia, ne facevano un uomo che dimostrava decisamente molti anni in più.
“Che dite, rientriamo? Poi è
da fare tutta in salita. Siamo venuti per prendere il sole, no? Andiamo, prima
che occupino i lettini della piscina” disse decisa Nina.
I quattro allora tornarono
verso l’albergo e salirono nelle loro stanze.
Poco dopo si trovarono in
piscina. Nicola, con i suoi pantaloncini blu, non poté non notare il fisico
palestrato di Tommaso, senza un filo di pancia. Il suo ventre, invece, appariva
così prominente, in confronto…
“Finalmente… relax!” disse
Tommaso.
Kristine si mise la crema
solare, che allungò poi al marito.
”Comunque, ragazzi… la vista
mare non c’è!” disse Nina.
“Va beh, la padrona ha detto
vista mare e un po’ di mare si vede. Poco, ma si vede” intervenne Nicola.
“No, no. Se uno dice che le
due camere sono sul mare, devono essere sul mare. Uno apre la finestra e deve
vedere il mare. Mi sembra normale, logico, non fa una piega” ribatté decisa
Nina.
Nicola girò lo sguardo. C’era
un gruppo di francesi che era arrivato, probabilmente padre, madre e due figli
adolescenti. La ragazza forse aveva l’età di Rosa.
“E Rosa? Hai detto che è ad
Amsterdam…” chiese Kristine a Nina.
“Sì, è con il suo ragazzo.
Vuole farsi un piercing sulla lingua, adesso. Ne ha già due, mah… che ci vuoi
fare…”
Nicola alzò lo sguardo. C’era
nella sua espressione, nei muscoli contriti, pensieri che non erano espressi e
se lo erano stati, a volte, erano apparsi ridicoli, fuori luogo, comunque
inascoltati.
“Quindi hai una figlia con il
piercing sulla lingua…” commentò Tommaso, rivolgendosi all’amico.
“Bella roba, vero?” rispose
Nicola.
Ci fu un attimo di silenzio.
“E’ moda… se ne vedono tanti
di ragazzi così, oggi. Anche i tatuaggi, chi è che non ha i tatuaggi, se li
fanno anche quelli non più giovani” commentò Nina.
“Anche Rosa li ha?” chiese
Kristine.
“Parecchi, per i miei gusti,
e quello che frequenta ne ha più di lei” disse Nicola.
“Tu già sei un po’ antiquato.
Bisogna capirli i giovani, altrimenti non ti parlano più” ribatté Nina.
“Già parla appena” rispose
lui.
“Comunque la vista mare non
c’è. Quella mi ha detto una cosa per telefono, è una questione di principio. La
vista mare è la vista mare, non è una presa in giro come la camere che ci hanno
dato” disse Nina.
“Sono i soliti italiani”
commentò Kristine.
“Voi tedeschi invece siete
diversi” disse Tommaso.
“E’ una questione di
correttezza. Di dire la verità, la verità prima di tutto” gli rispose la
moglie.
“Ma la padrona l’ha detta, la
verità. Per lei la vista mare era quella. Basta” intervenne Tommaso.
“E’ stata una bugiarda, il
mondo è pieno di bugiardi” disse sottovoce Kristine.
“Comunque, sapete cosa vi
dico? Io adesso vado da lei e protesto. Qualcosa dovrò pur dire, no?” esclamò
Nina.
“No, lascia stare!”
intervenne Nicola.
“No, non lascio stare per
niente. Kristine, perché non mi accompagni? Andiamo a cercarla. Non può
rovinarmi la vacanza, sono sei mesi che non stacco e non mi faccio prendere in
giro così.”
Nina allora si alzò, si
rivestì, e anche Kristine la seguì.
Dopo aver parlato con la
proprietaria dell’hotel, Nina e Kristine tornarono in piscina dai mariti.
“Ecco, vedi che avevo
ragione? Quella ha dovuto ammettere che c’è stato un disguido, pensava di avere
le stanze libere, quelle sul mare ci doveva dare, e invece erano già occupate”
disse baldanzosa Nina.
“E quindi?” chiese Tommaso.
“Ci fa lo sconto di cinque
euro al giorno” rispose Nina.
“Hai una moglie in gamba,
Nicola” disse Tommaso sottovoce.
Nicola non rispose. Fissava
la piscina.
*********
Dopo qualche ora, dopo un
primo bagno e dopo essersi fatti una doccia, i quattro si ritrovarono ai
tavolini all’aperto dell’albergo.
Le due donne erano andate al
bar per ordinare un caffè, e parlavano sottovoce.
“Ma ne sei sicura?” chiese
Nina.
“Quasi al cento per cento. Ha
mentito, e quando l’ho affrontato l’ho capito subito che aveva qualcosa da
nascondere.”
“Ma lei la conosci?”
“L’ho vista alla cena della
ditta, e in effetti aveva un certo modo di fare con Tommaso, avrei dovuto
sospettare qualcosa già allora…”
“Comunque… se lui nega…”
“Tutti gli uomini negano,
Nina. Tutti, e Tommaso non fa eccezione.”
*********
La cena presentava un fornito
buffet. Le due donne erano arrivate in anticipo e si erano già riempite i
piatti, Tommaso e Nicola arrivarono un po’ dopo.
C’era una certa fila e un
signore vicino a Nicola gli rivolse la parola.
“E’ meglio mangiare poco, c’è
troppa roba qui” disse questi, mentre con il piatto in mano prendeva qualche
foglia di insalata.
Era un uomo sui quarant’anni,
con i capelli cortissimi.
La cena fu ricca, un primo e
un secondo abbondanti. Nicola, uscendo dalla sala, incrociò l’uomo del buffet,
seduto a tavola con quella che era probabilmente la moglie. Questi gli sorrise.
Anche Nicola gli sorrise.
La notte fu inquieta. Nicola
aveva mangiato troppo e si era alzato per prendere delle pillole per digerire.
Avrebbe dovuto fare qualche esame, approfondire certi suoi mali di stomaco,
difficoltà digestive, mal di testa improvvisi e difficili da mandare via, ma
rimandava sempre.
Si mise sul piccolo balcone.
Sopra, si avvertirono voci, forse un litigio, sembravano in effetti voci
alterate. Poi ritornò a letto e si addormentò.
L’urlo fu atroce. L’urlo e il
tonfo. Quello che seguì dopo furono altre urla, “Chiamate un’ambulanza,
presto!”
Nicola e Nina, svegliati
improvvisamente, si misero due cose addosso e scesero di sotto, dove un
capannello di gente stava attorno ad un uomo che giaceva a terra. Nicola lo
riconobbe subito. Era l’uomo del buffet, quello che gli aveva sorriso.
Un uomo venuto con una donna,
forse la moglie, in vacanza a Gabicce, in un posto alle pendici del monte che
sembrava il paradiso, e veniva qui, a buttarsi da un balcone. Era lui che
urlava, che litigava con la moglie, erano loro due che Nicola aveva sentito?
*********
“Per me era depresso. Magari
è venuto qui per cambiare aria, ma gli ha fatto peggio. A volte il cambio di
abitudini non fa bene, c’era scritto anche in un giornale.”
Nina parlava, era in piscina
con gli altri tre. C’era un aria sommessa nell’hotel, uno strano silenzio.
“Chissà se tornano i
carabinieri” chiese Kristine.
“Beh, qualche indagine la
faranno. Uno si butta dal balcone…” commentò Tommaso.
“La moglie è andata via
stamattina, chissà cosa è accaduto. Comunque ho sentito la padrona che parlava
di esaurimento nervoso, sì, sicuramente era un depresso, altrimenti non si
buttava” continuò Nina.
Nicola ascoltava, si era
chiuso in uno strano silenzio da ore.
“E tu, Nicola, non dici
niente? Sei stato uno dei primi ad accorrere, a quanto sembra…” disse Kristine.
“Cosa c’è da dire?” chiese
lui.
“Beh, si parla, si fanno
supposizioni. Magari non è come sembra, o perlomeno quello aveva dei problemi
enormi per buttarsi giù, e chissà che problemi aveva…” disse Nina.
Nina non stava zitta. Non la
smetteva di parlare, facendo continue supposizioni. Dopo la faccenda della
stanza senza vista mare, adesso teneva banco il suicidio di quel poveretto.
Nicola si rinchiuse, chiuse
la mente, sigillò i pensieri. Non voleva pensare, eppure lo sguardo di
quell’uomo che gli aveva parlato, il suo sorriso mentre lasciava la sala li
aveva ancora davanti agli occhi. Un sorriso e poi una fine.
Un sorriso che è la vita, la
vita fatta di un viaggio, con valigie preparate, un lungo tragitto in auto immaginando
la vacanza, come sarebbero state le stanze, il cibo, il tempo, la vita insomma
e poi, poi la fine… Come si conciliavano queste due cose…?
Nicola, con gli occhi chiusi,
non riusciva ad impedire che questi pensieri prendessero forma, portando altri
pensieri, come cerchi concentrici che si allargavano, e allora il pensiero
andava ora alla moglie di quell’uomo, dov’era adesso sua moglie? E aveva dei
figli?
I pensieri si allargavano,
sempre di più, non tenuti sotto controllo. E ci volle poco a ricordare, a
riaprire quella vecchia ferita mai rimarginata: il suicidio del suo migliore
amico, il suicidio di Lorenzo, anche lui giù dal balcone, in una notte di tanti
anni prima.
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