Caso Weinstein: il
tipo della porta accanto? Un detective
di Marina Zinzani
La
notizia non fa neanche tanto più scalpore, in una sequenza di eventi che si
allarga a macchia d’olio. Harvey Weinsten ingaggiò dei detective, e anche degli
ex agenti del Mossad, per controllare le donne che volevano denunciarlo. Ha
anche cercato di bloccare dei giornalisti che stavano indagando su di lui.
Il
silenzio delle vittime in fondo è cosa quasi scontata in faccende come queste,
è un silenzio di chi abbassa gli occhi e tira dritto, meglio dimenticare,
voltare pagina. Chissà perché Weinstein non si sentiva più tanto sicuro.
Forse
intuiva qualcosa che era nell’aria. Ma d’altronde succede che il silenzio sia
sempre preferibile, meglio non cercare guai, meglio non mettersi contro certa
gente. Lo fanno gli eroi, quelli agiscono d’impulso alzando la testa per un
ideale, per un senso di giustizia così radicato in loro. Eroi possono essere
anche giudici che hanno pagato con la loro vita, o con una vita reclusa, il
loro coraggio.
L’essere
eroe non appartiene al tipo della porta accanto, tantomeno alla donna, che
abbassa la testa e tace. Ma dentro, dentro, queste persone sono eroi lo stesso,
pur non denunciando, sono eroi nella tenacia di riprendere in mano la loro
vita, anche se violata.
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