Il fascino nascosto della
posta di una volta: altri tempi, ma anche altri contenuti
di Paolo Brondi
Una frenetica rivoluzione culturale
ha sconvolto le nostre arti del vivere. Il cambiamento è stato fragoroso e
niente procede come prima: si comunica per sms, per mail, senza quasi più
mettere mano a una penna e inviare lettere. Comunque sia, non possiamo vivere
rinunciando al meraviglioso, alla felicità di essere, all'attesa, allo stupore,
senza rischiare di perdersi sotto l'alone della banalità, dell'incompiuto.
Ci vuole coraggio per percorrere
strade oltre la cultura dell'effimero e lungo ciò che già sappiamo, senza
particolari sovrastrutture, comunicando, ad esempio per lettera, sentimenti che
sorprendono e restano.
Una Lei scrive: "È fantastico
attendere la posta: quando appare il tuo nome trepida è la breve attesa di
leggerti e la musica comincia. Mi sento viva per la dolcezza delle immagini. Attendo
i tuoi cenni, io che non amo le comunicazioni convenzionali, un po' false e che
mai esprimono a pieno l'animo. Ti penso immerso nelle tue letture, anche tu con
la lampada accesa, mentre forse verghi parole su un foglio o volti pagine di un
libro e la pace della sera ti avvolge, ti protegge e salva i tuoi pensieri. Si
è vicini, anche se si è lontani, quando le anime comunicano e si comprendono".
E un Lui risponde: "Scrivendomi,
hai seguito il tuo “io narrante” che determina un itinerario attraverso tempi
più rallentati, resistenza delle parole, immagini altrimenti nascoste o
dimenticate. So che, oggi, vivi la solitudine come positiva aspirazione e
desiderio degli altri, del loro amore, mescolando passionalità e tenerezza. Me
lo hai fatto capire nella tua prima lettera, inviatami per esprimere una
gratitudine rasserenata. Sei una figura capace di sciogliere appieno la
malinconia del que reste-t-il de nos amour”.
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