di
Cristina Podestà
(Commento
a Una tazza di cioccolata, PL,
18/11/17)
E'
un racconto sull'onda della nostalgia, bellissimo e tenero. Quasi un sogno
lucido. Nella letteratura il sogno è fondamentale: l'appagamento di un desiderio
o, come dice Giovanni Pascoli in Myricae, un mezzo utile a guarire dalla
malattia della vita. Cosi il fanciullino, che alla luce sogna ricordando cose
che nella realtà non vede mai.
Luca
si sveglia stordito, dunque il sogno ha una componente fisica, talvolta come in
questo caso è chiaro e decodificabile, altre di difficile chiave
interpretativa.
Rosalba
o Giovanna? Non importa. Il passato prende il sopravvento, le due donne si sovrappongono
ma la sorpresa è la voce della figlia di Giovanna.
Figlia
di Luca? Non vuole saperlo ma il sogno lo ha portato lontano, nella dolcezza di
un passato che, svanendo col sogno, gli lascia l'amaro in bocca.
Cosi
beve una cioccolata.
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