Nella
scuola la famiglia e la politica hanno abdicato ai loro compiti; una perdita di
energie importanti che rende vuote molte discussioni sul funzionamento delle
strutture
di
Cristina Podestà
(Commento
a Una strategia per l’insegnamento,
PL, 20/11/17)
Molti
sono posseduti da ciò che possiedono e ciò produce delle "follie", si
smantellano le nostre tradizioni, si deturpa qualunque crescita
interiore. La
nostra scuola ha smarrito il suo compito principale, la via maestra del cum prehendere.
L' ambiente dove, molta parte della loro giornata, vivono i ragazzi, è divenuto
povero e insufficiente a causa della perdita di energia relazionale ed
educativa. All' interno dei nostri istituti abitano degli extraterrestri senza
quasi che noi ce ne avvediamo e cosi, improvvisamente, succedono fatti
irreparabili e destabilizzanti che non ci si aspetterebbe mai.
Bisogna
che tutti siano gratificati dalla promozione. Se un ragazzo fa uso di droghe,
nessuno può toccare il tema in classe, né avvisare la famiglia perché potrebbe
seccarsi, il ragazzo potrebbe abbandonare gli studi e noi, irrimediabilmente,
sentirci colpevoli per un intervento errato.
Vige la ricerca del niente, compiliamo documenti inzeppati di parole vuote, ci confrontiamo sulla vanità dell'essenza interiore.
Vige la ricerca del niente, compiliamo documenti inzeppati di parole vuote, ci confrontiamo sulla vanità dell'essenza interiore.
Quali
strumenti? Non certo la famiglia né la politica. E perciò cadiamo con la nostra
fragilità, vittime di noi stessi, del nostro dover sopravvivere senza vivere
realmente, ingannandoci e saziandoci non di fatti ma di parole.
Nessun commento:
Posta un commento