La storia di Camilla, bella dentro: una vita selvaggia e tremenda, di nascosta sofferenza
di Bianca Mannu
O Camilla! Nessuno si era accorto
che esistevi e che faticavi orribilmente, in ultimo, a infilare un giorno
appresso all’altro. Semplicemente tu non eri. Come tanti/tante, non eri, se non
come un grafo su un supporto istituito per imperio di legge. Certo, la tua
attuale condizione sociale ti avrebbe salvata dagli orribili cronicari per
persone indigenti. Ma saresti potuta diventare strumento di profitto in una
sala ospedaliera super attrezzata e contemporaneamente fungere da feticcio
semivivo per motivare rituali Dies irae.
Salterà fuori adesso la tua infanzia
malaticcia? Qualche cartella medica priva di importanza, dimenticata in archivi
che nessuno ha visitato, salterà fuori per raccontare forse un’inadempienza?
Gli elenchi scolastici? Anche quelli! E forse una vecchia pagella? Giudizi
scolastici; il tuo: diligente, educata, un po’ introversa. Introversa! Si potrà
imputare all’introversione la scoperta che siamo finiti a dormire e godere –
per poco - nello stesso letto? Anatema! Pensa: 500 anni fa saremmo potuti
finire nelle segrete della Santa Inquisizione e poi su un rogo, ottimo
strumento di persuasione per gli astanti!
Nessun faro ha mai puntato la luce
sulla tua intelligenza, poiché sommessa, invisibile, e perciò, inesistente.
Perciò venuta su quasi da sola e al buio. Un “nenniri”, come piantina di grano cresciuta in vaso,
simbolo della resurrezione di Cristo. Chi si sarà occupato di una presunta
scoliosi che “passa con la crescita”? Benevolenza da genitori: perché dover
sottolineare un difetto? A un difetto si può fare l’occhio e dopo non te ne
accorgi neppure. Anche io mi sono condotto così, ma era tardi per poter far
meglio.
Lei è così: “bella dentro”! Una
“bella dentro”, forse tale non è nata. Scusami, Camilla. Sai? Piuttosto penso
che pure tu sia stata confezionata così un po’ alla volta, ma in modo soft, tra
elusione e persuasione e premendo il tasto della tua oblazione ben riuscita.
Perciò hai messo sempre qualcun altro davanti a te, sperando nel tuo turno al
lancio successivo. Accade così che una persona sia destinata a vivere il peggio
delle vite degli altri. Però il quando e il come morire, almeno in parte, l’hai
deciso tu.
Sei stata coraggiosa, Camilla. E
dopo questo, io posso anche infischiarmi se mi incriminano per omicidio, per
induzione al suicidio o se, per altre gabole, mi cacciano dall’albo
professionale. Ti ho perso, Camilla. Questo è il peggio che potesse capitarmi.
Ma forse non ti ho perso del tutto, perché tu non sei mai caduta – né mai
potrai cadere - dal mio cuore e dalla mia mente, e ho abitato il tuo morire,
malgrado non abbia minimamente potuto risarcirti delle tue smisurate
sofferenze. Questo racconterò, e di te come volontà selvaggia e tremenda, che
ha nidificato in un me, acremente rastremato al tempo della parola esangue.
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