Ritrovarsi nei tratti dell’altro, il
sogno inespresso
di Davide Morelli
“Ci vuole la stessa filettatura,
perché avvenga l’avvitamento tra le cose,
ma forse questa non è un’analogia forzata
per tutti gli esseri,
mi chiedevo, parlando con me stesso
o con un altro doppio più disincantato,
che rasentava ancora i muri
con passo incerto e trafelato.
Attendevo una risposta,
forse anche un giudizio sommario:
avevo gli occhi del testimone,
l’ansia dell’imputato.
Ma non ebbi risposta,
però la corte emise la sentenza
e venni risarcito
per ogni mio desiderio inappagato,
anche se l’inespresso o l’inesprimibile
regnò incontrastato.
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