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Di corsa

Un giorno assolato e dolce, quando tutto successe. Non fu più come prima. Qualcosa poi le asciugò le lacrime

di Cristina Podestà

Profumo di scogliere e il vento. Si trovava lì già da un po' Margherita, con il suo dolore che non lasciava scampo, nessuna tregua per il suo cuore, il suo pianto non si placava. Il suo sacrificio inutile le aveva reso amare le ultime giornate; era come intontita da una sofferenza che non poteva palesare, e doveva correre in luoghi lontani alla vista per sfogarsi. Nel deserto emotivo della solitudine, guardava il rosso tramonto invernale attraverso il velo delle lacrime.
Eppure Margherita era provvista di tante qualità: benestante, bella, intelligente, possedeva uno spirito ironico accentuato, discuteva con grande disinvoltura e appariva una ragazza invidiabile. Ma lei sentiva intorno a sé una mediocrità piccolo borghese che non corrispondeva affatto alla sofisticata ansia di vivere, e si scorgeva inadatta a tutto ciò che la circondava, insomma il suo ambiente non le calzava più a pennello e non era soddisfatta.
Soprattutto non poteva più sopportare tutto questo, dopo ciò che era successo l’estate precedente. In un giorno assolato e dolce come il miele, sorridente come un bimbo gioioso. E a lei si era spento sulle labbra improvvisamente quel sorriso, quando l’amore suo più grande, suo padre, l’aveva tradita e offesa, trafitta di dolore con una violenza fisica e morale, prendendola alla sprovvista, lasciandola muta e persa.
Aveva avvertito in sé un senso di sporcizia, come se un dardo l’avesse trafitta in testa, aveva avvertito in bocca il sapore della cattiveria e dell’inganno più assoluto e truce. Il cielo stesso, su quella stessa spiaggia dove si trovava adesso, era diventato cupo e triste in quel tramonto estivo dolcissimo, forse avrebbe pianto con lei.
Poi lui si era alzato, l’aveva baciata, aveva chiesto scusa, le aveva sorriso e garantito che non sarebbe successo più. Da allora era cambiata e le era entrata la morte nel cuore. E adesso spesso scappava e si rifugiava proprio lì dove tutto era iniziato, e si sfogava gridando al vento tutta la sua amarezza.
Quel giorno però era diverso. Quel giorno sentiva una forza sconosciuta, la forza della vita che non abbandona nessuno mai, quella determinazione che salva chi è in pericolo e che viene in soccorso, una specie di istinto di sopravvivenza che dà aiuto anche nei momenti estremi. E lei gli ubbidì. Si asciugò le lacrime e, severa e determinata, tornò a casa.
Entrata nella sua stanza pensava a quanto le era stato strappato, a quanto amore le era stato sottratto, a quanto dolore avrebbe portato con sé se non avesse preso la decisione, quella. Uscì di casa senza dire nulla. Camminava piano all’inizio, poi prese a velocizzare il passo, sempre più celermente. Ora correva. Correva, Margherita, correva senza badare dove mettesse i piedi, chi si trovasse di fronte, piangendo tutto l’amore rubato, i sogni infranti, i desideri sottratti.
Un lieve riverbero di luna che filtrava attraverso gli alberi, le fece capire che era arrivata a destinazione, rischiarando la scritta sul portone: Polizia di Stato. E anche il suo cuore fu illuminato appena i due poliziotti le lasciarono il passo all’ingresso e la fecero entrare.

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