Storie di
gente qualsiasi. Al supermarket e in ospedale
di Giovanna
Vannini
"Mi scusi..." -pronuncia piano-
lasciando che quelle due parole le muoiano in bocca.
Presa dalla spesa, dai prezzi, dal pensiero
delle incombenze che al rientro l'aspettano, lascia che Paolo, per
lei uno sconosciuto, realizzi di aver avuto da lei un'informazione sbagliata e
da solo si arrangi.
Da troppo tempo ad Anna manca il tempo. Anche una breve conversazione le pare un lusso da non potersi concedere.
Da troppo tempo ad Anna manca il tempo. Anche una breve conversazione le pare un lusso da non potersi concedere.
Paolo continua ad aggirarsi tra scaffali e prodotti,
nella speranza di incrociarla di nuovo, magari proprio per dirle con ironia che
ha trovato il suo whisky ma non dove lo aveva indirizzato lei. Il viso di Anna,
il corpo di Anna appena intravisti, si fanno spazio nel suo immaginario, il
volto gli va in fiamme, l'eccitazione sale, e se non fosse per quel poco di
senno che gli resta, lascerebbe il carrello incustodito per andare a
cercarla come un segugio.
Anna giunge alla cassa in fretta, la testa le
gira, le viene da vomitare. Guarda la lista della spesa fatta in ufficio poco
prima: non l'ha rispettata, ha preso solo l'indispensabile.
I conati aumentano, fatica a ritrovare l'auto
nel parcheggio, si volta verso l'entrata del supermercato, le borse le cadono
di mano. Ora, vorrebbe aver speso più tempo con Paolo.
Paolo si è rassegnato, probabilmente volto e
corpo di Anna andranno a incrementare la sua sequenza di immagini sbiadite, di
donne sfuggite. Aprirà la bottiglia di whisky in suo onore, si addormenterà sul
divano, con le immagini di un film porno sullo schermo, coi pantaloni
abbassati.
Routine del venerdì sera.
Routine del venerdì sera.
Il cellulare gli vibra nella tasca, lo
distoglie dal niente. Guarda il display: "Clinica le Rose", sbuffa,
trattiene una bestemmia, risponde:
"Pronto"- mugugna-
"Si, sono io, mi dica" -già
incazzato per quello che annusa essere una rogna-
"Signor Marretti? Sono Marta Cavagni la
responsabile della Casa di riposo Delle Rose. Suo zio Varesco ha avuto un forte
sbalzo di pressione e visto il suo stato, abbiamo deciso per l'immediato ricovero
all'ospedale San Felice, reparto medicina generale, III piano stanza 12."
"Va bene grazie, sarò lì tra meno di
mezz'ora, arrivederci.
La reazione di Paolo è incontrollata,
riaggancia, scaraventa il cellulare nel carrello, impreca ad alta voce tra
lo sbigottimento generale dei presenti.
Una voce, una mano protesa:
“Signora, tutto bene?”
“Mi pare di si, grazie”- mentre a quella mano
in attesa, Anna si appoggia per alzarsi-
“Vuole che le chiami qualcuno? Qui di fronte
c'è un bar, le vado a prendere qualcosa di caldo?”-
incalza cordiale la soccorritrice
sconosciuta-
“No, no grazie, troppo gentile, mi sento
meglio, davvero!”
“Lasci almeno che le dia una mano con le
buste della spesa. Dov'è la sua macchina?”
“Ecco si magari, a questo non le dico di no.”
Anna indica la macchina alla donna, lei
raccoglie le tre borse le carica sul suo carrello, in silenzio insieme si
avviano piano verso l’auto.
“Non so come ringraziarla... Piacere,
Anna"
“Roberta, piacere. Sicura di voler
guidare?...”
“Sì, sì tranquilla. Ma che ore sono? Ho
perduto la cognizione del tempo?...
“Le 19
circa.”
“Oddio
è tardissimo! Senta, senti…possiamo darci del tu vero?”
“Certo
ci mancherebbe”
“Ora
sono di fretta ma vorrei almeno poterti offrire un caffè. Ti lascio il mio
cellulare ok?”
“Perfetto, dimmi…”
Paolo percorre il corridoio del reparto,
butta l'occhio sul numero della stanza, alla numero 12 si ferma, entra.
Varesco, suo zio, è nell'ultimo letto a destra. Sospirando rassegnato si
avvicina. L'uomo ha l'aria più spaurita del solito, balbetta qualcosa verso
Paolo, mette il broncio, e poi con fare brusco si volta dall'altra parte. Dalla
bocca di Paolo un "vaffanc...", troncato a metà dall'arrivo di un
infermiere.
"Buonasera, un parente?"
"Si, sono il nipote."
"Un picco di pressione alta, suo zio ne
soffre?"
"Si, credo di sì, ha così tanti problemi
che ho perso il conto! Forse questo è il minore...Se ne sarà reso conto anche
lei immagino?"
"Si, si ho visto...Comunque ora è sotto
controllo. Prima di andarsene si fermi dalla caposala a lasciare un suo
recapito telefonico. Arriderci."
"Ok certo, prima di andare mi
fermo."
C'è una sedia vicino alla finestra della
stanza, Paolo la prende, l'avvicina al letto, si siede. Nella camera si sono
accese le luci, il buio sta calando veloce, la spesa è in macchina, la sua vita
in deposito.
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