Lettera di un marito: l’arrivo del figlio, la coppia che non è più la
stessa
di
Liana Monti
Sono
qui che ti osservo. In questa stanza di ospedale. Spettatore inerme. Tutto sta
accadendo, ora, davanti ai miei occhi. Guardo, ascolto, ma sono impotente, non
posso fare né dire nulla, solo essere presente. Tu senti dolore, stai male. Il
tempo passa, ti chiedo se hai bisogno, ma tu non riesci a rispondere dal male
che senti.
Ed
io aspetto, qui vicino, seduto, di fronte a te, ma tu quasi non mi vedi. Il
macchinario segna il tempo ed il momento si avvicina. Ormai sono passate ore.
Poi qualcosa è cambiato. Ci spostano nella stanza dove succederà.
Tu
mi hai chiesto di assistere ed io sono qui vicino. Ma tu non hai bisogno di me,
solo di loro. Le infermiere ti assistono. Loro dicono ‘dai, spingi più forte,
ormai è fatta’. E tu dici con tanta fatica ‘non ce la faccio più…’’. Allora il
dottore interviene. Piccola anestesia locale. Un piccolo taglio.
E
finalmente eccolo, nostro figlio, la cosa più bella che avessi mai visto.
Ancora legato a te, ancora tutto ricoperto di ‘sostanza’ e si muove, e ti cerca
e ti guarda. Da allora per te è esistito lui prima di tutto, prima di me.
Mi
sono sentito messo da parte, in un angolo. E mi sono sentito respinto. E non è stato
più lo stesso fra noi. Mai più. Non per me.
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