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L'eroe e il silenzio

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Il caso Dreyfus, la giustizia e la verità: uomini alle prese con la loro coscienza di Marina Zinzani (Commento al film L’ufficiale e la spia di Roman Polanski) La ricostruzione dell’affare Dreyfus, nel film “L’ufficiale e la spia” di Roman Polanski, porta lo spettatore in una sorta di macchina del tempo. Sembra di essere in quegli anni, che partono dal 1894, in un ideale immaginario più gentile di oggi, suggerito così tante volte dalla pittura impressionista.

L'arte che fa soffrire

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Non si può usare l’arte per mascherare sé stessi, ed apparire solo eccentrici di Maria Cristina Capitoni (Commento a Roman Polanski, l’arte e la biografia dello stupro , PL, 12/11/19) Un uomo piccolo piccolo, qui l'arte non c'entra nulla. Lui, Roman Polanski, ha un talento, indubbio, e indubbiamente sprecato; l'arte però è altra cosa, investe tutta la sfera vitale di una persona, illumina le zone d'ombra, nutre il quotidiano attraverso uno sguardo che tutto trasforma e reinterpreta in positivo, l'artista soffre ma non fa soffrire, non consapevolmente.

Impunità

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I riflettori celebrano ed esaltano la fama. Spesso solo del più forte. Non possono cancellare l’infamia di Marina Zinzani (Commento a Roman Polanski, l’arte e la biografia dello stupro , PL, 12/11/19) C’è sempre un potere sopra che non permette di dire, di denunciare. E’ una storia vecchia come il mondo, gli scambi di ruoli fra vittima e carnefice, i colori non meglio definiti.  Il denunciare un personaggio noto comporta avere tutta l’attenzione addosso, attenzione non richiesta, che non lenisce il dramma che si è vissuto. Anzi, spesso lo amplifica.

Polanski, l'arte e la biografia dello stupro

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Dietro l’accusa di stupro contro il regista Roman Polanski, autore del film J’accuse, l’eterna questione della libertà dell’arte rispetto al giudizio sulla persona dell’autore. La memoria non guarisce senza riparazione delle ferite. E l'arte non può giustificare nefandezze private (ap) L’accusa di stupro mossa dall’ex attrice francese Valentine Monnier , dopo 44 anni di silenzio, non è soltanto la quinta denuncia di questo tipo che piove sulla testa del regista franco-polacco Roman Polanski. Né è l’ennesimo episodio di violenza sessuale in cui sia coinvolto un personaggio dello spettacolo. Come a proposito del produttore cinematografico americano Harvey Weinstein , incolpato da uno stuolo di attrici, compresa la nostra Asia Argento.