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Le prime luci: il risveglio prima dell'alba e il peso della routine operaia

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Racconto breve (a.p.) ▪️Matteo si svegliava sempre prima dell’alba. Non per scelta. La sveglia non suonava mai: il suo corpo conosceva l’ora, come un vecchio orologio a pendolo. Si alzava nel buio, le dita che cercavano la lampada sul comodino. La luce gialla, fioca, disegnava ombre lunghe sulle pareti. Si vestiva in silenzio, per non svegliare Elena, che dormiva ancora. A volte, si fermava un istante a guardarla. Il suo respiro regolare, il viso rilassato, gli davano l’illusione che tutto potesse ancora andare bene. 🌫️ L'aria umida e il peso invisibile Usciva di casa quando il cielo era solo un accenno di grigio, l’aria umida e pesante. Le strade erano deserte, i lampioni ancora accesi. Camminava fino alla fermata dell’autobus, le mani in tasca, il collo del giubbotto alzato contro il freddo. Pensava al lavoro che lo aspettava, a volte si chiedeva se anche loro, i colleghi, si svegliassero con quel peso, la sensazione di essere inghiottiti da qualcosa di invisibile. Sull’autobus,...

Destarsi un giorno

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Familiarità e contraddizioni: l’oscurità con cui ci confrontiamo di Maria Cristina Capitoni T’ho visto qui infinite volte come fosse la prima casa tua è sempre la stessa hai perduto spesso il cuore altre la testa dormivi tutto il tempo e poi di nuovo il gioco appena desto un’altra mano ancora

Cacio e pepe

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Un incontro, la sera a piazza del Campo a Siena: aprirsi di nuovo alla gioia Racconto di Paolo Brondi Al crepuscolo, decisi di uscire dall’albergo e me ne andai a passeggiare fino a piazza del Campo. L’aria era fresca, ma assai piacevole e le luci di città, di giallo sfumati, creavano una atmosfera fiabesca. Ad un tratto sentii invocarmi “Marco, Marco!?”. Mi voltai e mi trovai abbracciato. Riconobbi il profumo. Era lei, la giovane Rosa! Incurante della gente intorno, stava per coprirmi di baci, ma indietreggiai. “Dovevo farlo, sentivo di doverti abbracciare, scusa!”.

Lusinghe fuggitive

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L’attesa breve del risveglio: effimero il nuovo giorno di Maria Cristina Capitoni Che alla fine non ci sia più bisogno di tutto questo l'esistenza proceda pure dispiegando i suoi motivi, mentre cresco cercherò nessun appiglio sul cammino  giungerò sino al mattino nottetempo  sorprendendone i bagliori da vicino

All'improvviso

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di Gianantonio Tassinari Era come attraversare uno specchio e cadere giù, sempre più giù, tra le nuvole bianche sprofondare pesante nell’aria e poi nell’acqua di un mare blu. E toccare il fondo, sempre più in fondo, per poi risalire leggero:

Risveglio, sul mare

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di Gianantonio Tassinari Una corsa spensierata verso il mare. Ancora più in là verso l’orizzonte. Un brusco risveglio nel letto, da solo. La mente si posa: è già dolore.