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Visualizzazione dei post con l'etichetta pena di morte

Fine pena, quando?

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Al Teatro Grassi di Milano, in scena la corrispondenza epistolare, durata 26 anni, tra un ergastolano e il giudice che l’ha condannato: una riflessione sulla funzione della pena di Angelo Perrone La scena è divisa in due parti. Siamo in Italia, ma potremmo essere ovunque. Un’inferriata le separa rigidamente impedendo ogni passaggio fisico da un ambiente all’altro, lasciando tuttavia, con quei riquadri della grata, gli spazi minuscoli di una possibile comunicazione verbale. Solo la parola, forse, può attraversare lo sbarramento altrimenti insuperabile.

Altri ergastoli

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Il dolore ha molte forme,   a volte diventa pena da espiare, per sempre di Marina Zinzani  Ci sono ergastoli che durano una vita, pur senza sbarre. Certi ricordi, ma anche la mancanza di un padre, di un figlio a tavola, può rappresentare un ergastolo, così come il dolore quotidiano che non prevede attenuanti, sconti di pena.

San Quintino: il luogo più felice della terra

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(foto repubblica.it) (ap) Sono le dita di Martin Navarrete, giudicato colpevole di omicidio, condannato a morte, in attesa dell’esecuzione. Si intravedono appena attraverso la pesante grata della cella, ed è l’unica parte del corpo che si scorge di lui. Il nome emerge soltanto dalla foto segnaletica affissa accanto alla cancellata della porta di ingresso.