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Mani, parola simbolo del Covid-19

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Giudizio universale, Cappella Sistina, Roma Il Covid-19 ha un proprio linguaggio? Il termine più ricorrente è “mani”, fonte di contagio e di pericolo. Alla parola sono associati in genere significati tra il positivo ed il negativo, ma nessuna più di questa evoca un senso di vitalità positiva. La forza utilizzata dall’uomo in tante imprese (ap*) Le tragedie portano con sé cambiamenti di ogni tipo . Ne esce stravolta la realtà. Ma ci sono anche novità nel modo di rappresentarla e di raccontarla, cioè nella lingua usata: parole, metafore, modi di dire. Termini che si diffondono, e mettono radice nelle relazioni, negli articoli di giornale, nelle chiacchiere. Insieme ai concetti scientifici propri del Covid-19, finora sconosciuti ai più. L’emergenza sta creando un terremoto linguistico, modificando anche il significato proprio delle parole più comuni? Un altro lessico fondamentale?

Il tempo che trascorre inquieto

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Mariana,  1851, di John Everett Millais Dettagli, colori, rappresentazione: la pittura racconta il mistero dell’avventura umana Racconto di Giovanna Vannini (Intervento di Angelo Perrone) Dietro quei vetri un mondo, dal quale si faceva accogliere solo quando lei voleva, ne sentiva la necessità, come l’ossigeno che inonda il torace, come l’acqua che bagna le labbra, come alito di vento che si fa spirito, nutre l’animo. 

La playstation del cosmo

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L’artista: poche parole, solo un gioco di immaginazione di Paolo Brondi Michelangelo, nella Cappella Sistina, nel rappresentare la creazione, raffigura la sapienza come un giovane meraviglioso e armonioso che sta giocando nell’atelier immenso del cosmo. E’ un gioco puro, disinteressato: l’artista quando sta creando si diverte infinitamente, trascende le sue miserie, perde la sua sofferenza fisica.

Birra al sax

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Manoscritto rinvenuto fortunosamente* da Vespina Fortuna Caro Leonardo, stamani ti ho pensato perché, arrivando a Roma (in cui t’assicuro nulla è rimasto, se non qualche pezzo d’arte qua e là, nascosto nei palazzi vaticani o in qualche casa nobiliare che adesso chiamano museo), ti ho visto giganteggiare in mezzo ad una aiuola, nel frastuono delle macchine volanti che tanto ti sei dato da fare ad inventare.