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(Repubblica) |
(Angelo Perrone) La recente nomina di Beatrice Venezi a direttore d’orchestra del Teatro La Fenice di Venezia ha sollevato un dibattito che va oltre la semplice scelta artistica.
Al centro, non ci sono solo le note e le partiture, ma il curriculum della persona chiamata a ricoprire un ruolo di tale responsabilità.
Sono stati sollevati dubbi sull’adeguatezza del profilo, sulla coerenza tra le esperienze pregresse e le competenze richieste per guidare un’orchestra di livello internazionale.
Un curriculum, insomma, che sembra lasciare più domande che risposte.
A complicare il quadro, poi, c’è il contorno politico e mediatico che inevitabilmente accompagna ogni decisione di rilievo, non solo in virtù di attacchi preconcetti.
Venezi, personaggio pubblico noto anche per la sua immagine curata e per essere testimonial di una marca di prodotti per capelli, rischia di vedere la propria figura ridotta a un semplice “volto” piuttosto che essere considerata come artista.
I riflettori illuminano i capelli bellissimi, e – così sembra - mossi sapientemente sul palco, più che la bacchetta, la gestualità più che la musica, l’immagine più che la sostanza. È questo il destino dell’artista oggi?
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